EDUCAZIONE SESSUALE NELLE SCUOLE

A un anno dall'omicidio di Giulia Cecchettin, il copione è quello di sempre. I numeri sono quelli di sempre: ogni tre giorni, una donna viene uccisa. Le dichiarazioni indignate sono quelle di sempre. Ciò che si fa è quello di sempre: niente. Ricordate? Il Governo aveva promesso un piano, già di per sé debolissimo perché facoltativo, extracurriculare e col consenso dei genitori, per prevenire la violenza maschile sulle ragazze e sulle donne: "Educare alle relazioni", così lo avevano chiamato. Di quel piano non è rimasta alcuna traccia. Il Fonags, ossia il forum delle associazioni di genitori che avrebbe dovuto coordinare il progetto, a un anno di distanza non è stato mai convocato. Eppure, come evidenziano i dati del report della Fondazione Libellula, è proprio lì, nelle scuole, che si dovrebbe intervenire. Per 1 adolescente su 5, non è considerata violenza toccare o baciare una persona senza il suo consenso.
Per 1 adolescente 4, non è violenza raccontare dettagli intimi della o della partner senza il suo consenso. Per un terzo del campione, non è violenza dire al o alla partner quali vestiti può indossare e quali no, impedire di accettare nuove amicizie online e chiedere di geolocalizzarsi. E questi, purtroppo, sono solo alcuni dei dati raccolti. Insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania, l’Italia è uno degli ultimi Stati membri nell’Unione europea in cui l’educazione affettiva e sessuale non è obbligatoria o presente nelle scuole.

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